ENDOCRINOLOGIA

L’Endocrinologia è la branca della Medicina che studia le malattie del sistema endocrino (ipofisi, tiroide, paratiroidi, pancreas, surreni, ovaie e testicoli). Le più frequenti sono le patologie funzionali e nodulari della tiroide, il diabete, l’osteoporosi, le dislipidemie, i tumori benigni e maligni di queste ghiandole, i disturbi del metabolismo del calcio e del fosforo, i disordini del peso e dell’alimentazione, le ipo- e le iperfunzioni della produzione degli ormoni.

IL TESTOSTERONE

Il testosterone è un ormone prodotto prevalentemente dai testicoli e regola le caratteristiche sessuali maschili secondarie come barba, timbro della voce e muscolatura, promuove lo sviluppo degli organi sessuali, governa il desiderio e la funzionalità sessuale e garantisce la fertilità, in quanto responsabile anche della maturazione completa degli spermatozoi.

Oltre a ciò è un importante segnalatore della salute maschile in generale. Recenti studi hanno addirittura evidenziato un legame tra testosterone e longevità: livelli ottimali garantirebbero infatti agli uomini una vita più lunga.

L’invecchiamento porta a una sua riduzione e, a partire dai 40 anni di età, cala gradualmente di circa il 2% all’anno. In presenza di alcune patologie, come il diabete o la sindrome metabolica, i suoi livelli si possono però ulteriormente abbassare. Quando la produzione di ormoni sessuali è insufficiente, si parla allora di ipogonadismo, un disturbo ancora poco conosciuto dalla popolazione, ma che può portare fra l’altro a problemi sessuali, maggior rischio cardiovascolare, osteoporosi, obesità.

La misurazione dei livelli di testosterone è semplice: è sufficiente un esame del sangue che contempli l’analisi di questo valore. Nonostante tutto, però, in Italia sono ancora troppo pochi i pazienti trattati in modo specifico per l’ipogonadismo: soltanto lo 0,51 (contro quasi il 2% degli uomini tedeschi) segue infatti una terapia.

Anche per questa ragione la SIAMS (Società Italiana di Andrologia e Medicina della Sessualità) ha realizzato un progetto mirato per l’individuazione dei soggetti a rischio.

Quando va misurato il testosterone?

In presenza di disturbi della sfera sessuale (mancanza di desiderio, erezioni meno efficaci), stanchezza, aumento del grasso addominale, ma anche nei soggetti diabetici e in caso di malattie croniche. Inoltre, in termini di prevenzione è consigliato effettuare uno screening dopo i 40 anni.

Quali vantaggi dal trattamento?

Trattare con testosterone, riportandolo a livelli normali, migliora la funzione sessuale (desiderio, erezioni), la forza fisica, il benessere generale, il tono dell’umore e le capacità cognitive, il calcio nelle ossa (prevenendo l’osteoporosi), la composizione corporea a favore della massa magra con aumento delle masse muscolari, riduzione dell’obesità viscerale, incremento del pelo terminale e della barba. Migliorano inoltre il compenso glicemico nel paziente con diabete e il profilo lipidico.

Il trattamento con testosterone è sicuro (se diagnosi corretta e controindicazioni sono attentamente valutate) e offre benefici non solo sulla funzione sessuale ma anche sulla salute dell’intero organismo.

DISTURBI DELLA TIROIDE

La tiroide è una ghiandola endocrina a forma di farfalla, situata nel collo anteriormente al 2-3° anello tracheale, in grado di produrre ormoni che svolgono un ruolo fondamentale nello sviluppo di numerosi apparati e nel controllo del metabolismo.

Questi ormoni, chiamati T4 e T3, presiedono allo sviluppo del sistema nervoso e alla crescita corporea: un’insufficiente produzione può provocare ritardo mentale (cretinismo) e nanismo. Tale problema è particolarmente grave nelle aree a carenza iodica.

Una carenza di ormone tiroideo può provocare inoltre un incremento ponderale, mentre un suo aumento porta viceversa a un maggior consumo di calorie, stimola la lipolisi e pertanto il dimagrimento.

L’eccesso di ormone tiroideo può anche dare tachicardia e cardiopalmo (“batticuore”) mentre la sua riduzione provoca bradicardia.

Valori anomali di T4 e T3 possono infine provocare infertilità e problemi sessuali sia nell’uomo che nella donna, ma anche influire sul sistema respiratorio e sulla produzione di globuli rossi.

LE PATOLOGIE TIROIDEE PIÙ FREQUENTI

Ipotiroidismo

Sindrome caratterizzata da ridotta azione degli ormoni tiroidei che provoca un rallentamento di tutti i processi metabolici. Nella quasi totalità dei casi è dovuta ad una ridotta capacità della tiroide di sintetizzare quantità sufficienti di ormone tiroideo (ipotiroidismo primitivo).

Se insorge nel feto o nel neonato (ipotiroidismo congenito, con incidenza 1 su 3.000 nati) purtroppo i danni dello sviluppo fisico e intellettivo sono spesso permanenti.

Può essere causato da una carenza di iodio; in termini di prevenzione si deve effettuare un attento controllo ecografico fetale (in particolare se la madre è affetta da una patologia tiroidea).

Se si manifesta nell’adulto (ipotiroidismo acquisito, con prevalenza poco inferiore all’1%) si ha un rallentamento di tutti i processi metabolici e i danni sono generalmente correggibili con la terapia sostitutiva (ossia con la somministrazione di adeguate dosi di ormone tiroideo L-tiroxina, T4).

I sintomi principali dell’ipotiroidismo “conclamato” sono sonnolenza, astenia, rallentamento dell’eloquio, depressione, rallentamento dei battiti cardiaci, cute secca, sensibilità al freddo, gonfiore con tendenza all’incremento ponderale, pallore, stipsi, ingrossamento della lingua, fragilità dei capelli, irregolarità mestruali ed infertilità.

La patologia si manifesta più frequentemente nelle donne (rapporto 4:1 con gli uomini) e ha una forte componente di familiarità; la causa più frequente è rappresentata dalla Tiroidite linfocitaria di Hashimoto.

La diagnosi di ipotiroidismo avviene mediante indagini di laboratorio ed ecografia tiroidea.

Ipertiroidismo

Si parla più propriamente di tireotossicosi, intendendo un quadro clinico provocato dall’eccesso di ormoni tiroidei circolanti che porta a un incremento di tutti i processi metabolici. La causa più frequente di ipertiroidismo è il Morbo di Graves-Basedow. Ha una prevalenza elevata (fino al al 5% della popolazione generale) ed è più frequente nelle donne nella terza-quarta decade di vita.

Si tratta di una patologia autoimmune (l’organismo produce anticorpi che influenzano l’attività tiroidea), i cui sintomi principali sono aumento di volume e consistenza della tiroide (gozzo), tachicardia, perdita di peso, aumento della sudorazione, tremori alle mani, nervosismo, insonnia, intolleranza al caldo, stanchezza, ipertensione, esoftalmo, aritmie cardiache ed irregolarità mestruali.

Come per l’ipotiroidismo, la diagnosi avviene mediante indagini di laboratorio ed ecografia tiroidea, e la terapia prevede l’uso di farmaci (per esempio il metimazolo) che limitano la produzione di ormoni T4 e T3.

Gozzo

Per gozzo (o struma) si intende un incremento volumetrico della tiroide determinato da ridotta produzione di ormoni T4 e T3.

Può essere diffuso (se non vi sono noduli alla palpazione e all’ecografia) o nodulare (nodulo singolo o multinodulare); sporadico oppure a carattere familiare (viene ereditata la predisposizione), o in alcune aree geografiche addirittura endemico.

In particolari zone, a causa di carenza iodica nell’acqua, la prevalenza della malattia può arrivare fino al 40% della popolazione.

L’uso quotidiano di sale iodato rappresenta un’ottima forma di prevenzione; la terapia ormonale sostitutiva, come per l’ipotiroidismo, prevede l’assunzione di L-tiroxina.

In caso il gozzo cresca progressivamente nel tempo, determinando danno estetico, l’unica alternativa terapeutica è l’intervento chirurgico di tiroidectomia.

Cancro

Per quanto i noduli tiroidei siano molto frequenti, particolarmente nelle zone iodo-carenti (noduli palpabili in meno del 10%, riscontrati all’ecografia o all’autopsia, fino al 40%), solo una minima parte di questi (circa lo 0.3%) sono maligni. Si ritiene tuttavia che la prevalenza dei carcinomi tiroidei sia sottostimata (presente nel 20% nelle casistiche operatorie di gozzi), in quanto spesso non hanno una invasività tale da impattare significativamente la sopravvivenza dei pazienti, rimanendo pertanto “occulti”.

I carcinomi tiroidei si dividono in differenziati ed indifferenziati. Le forme differenziate costituiscono la maggior parte, sono generalmente poco aggressive, con una mortalità relativamente ridotta, ma è comunque importante una diagnosi precoce, in quanto con il trattamento tempestivo si ottiene la guarigione nella maggior parte dei casi.

Il trattamento è chirurgico (tiroidectomia totale) e in caso di recidiva o persistenza di malattia, è possibile in alcuni casi una remissione completa dopo terapia radio-metabolica con iodio 131. L’ecografia del collo deve essere effettuata periodicamente per evidenziare la comparsa di eventuali linfonodi patologici.

QUALI ESAMI?

Le indagini necessarie per diagnosticare una patologia tiroidea sono rappresentate principalmente da:

Prelievo venoso

Si effettua per valutare non solo la funzionalità tiroidea (mediante dosaggio ormonale), ma anche la presenza di una genesi autoimmune di una tireopatia. Il dosaggio della calcitonina consente inoltre di svelare in pazienti con nodulo tiroideo la presenza di un carcinoma midollare.

Scintigrafia tiroidea

Esame strumentale che permette di valutare la morfologia e la funzionalità della tiroide mediante somministrazione endovenosa di un radioisotopo del tecnezio (mezzo di contrasto che viene captato dalle tiroide). Mediante questa tecnica vengono visualizzati i noduli che captano meno rispetto al resto della tiroide (definiti “freddi”) e che possono essere maligni.

Ecografia tiroidea

Esame strumentale ad ultrasuoni non invasivo, che permette di valutare le dimensioni della tiroide, l’ecostruttura e la presenza di alterazioni infiammatorie o noduli.

Agoaspirato da nodulo tiroideo

Procedura diagnostica non invasiva, molto accurata, che consente di valutare la natura dei noduli tiroidei; questa tecnica è poco indicata se i noduli hanno un diametro inferiore al centimetro o se si tratta di noduli “caldi” alla scintigrafia tiroidea.

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